Moltiplicare le vibrazioni: l’eredità di un grande archettaio

“Se c’è una cosa che ho imparato in tanti anni di lavoro è che non ci si può mai fermare, ogni risultato apre nuove porte e nuovi orizzonti sono lì, da esplorare”.
La passione, la curiosità, l’apertura mentale di Giovanni Lucchi – grandissimo archettaio cremonese scomparso nel 2012, i cui ricordi abbiamo avuto la fortuna di raccogliere in un libro – sono tutte racchiuse in questa frase.

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Il marketing più efficace? La storia della propria azienda

Foto libro Grom

Oggi abbiamo avuto la prova provata che il lavoro che facciamo, in particolare quello di scrivere la storia delle aziende, ha un senso.

Stiamo leggendo il libro (pubblicato da Bompiani) che racconta la nascita di Grom, la mitica gelateria ormai diffusa in tutto il mondo, il cui slogan è “Il gelato come una volta”.

I due fondatori, Federico Grom e Guido Martinetti, hanno iniziato una decina di anni fa spinti da una “magnifica ossessione”: fare il gelato più buono del mondo, usando esclusivamente ingredienti naturali e scegliendo le materie prime più pregiate. Avevano capito che, per andare avanti, bisognava tornare al passato.

E non importa che nessuno dei due sapesse nulla, ma proprio nulla, di come si fa il gelato. Non si sono certo fatti fermare da un simile dettaglio. Erano prima di tutto amici, molto amici, e questo sentimento trasuda dalle pagine del libro insieme alla passione, alla curiosità, alla voglia di continuare a credere in un sogno invece che dar retta alle tante persone ciniche e senza scupoli che li consideravano dei matti. Senza prendersi troppo sul serio, senza mai scordarsi che la cosa più importante, e più difficile, è continuare a divertirsi.

Insomma, il libro si legge che è un piacere e così, passando davanti a uno dei loro negozi, siamo finalmente entrate per provare il gelato Grom. A parte il fatto che è buonissimo, ci è sembrato di entrare in casa di amici. Abbiamo visto l’insegna blu fiordaliso, riconosciuto il bancone di cui tanto raccontano e le mitiche “carapine”, scelte per contenere il gelato in contrapposizione alle solite vaschette.

Non credo che lo avremmo fatto senza aver letto quelle pagine. Conoscere la storia che c’è dietro ha trasformato un semplice marchio in qualcosa di caldo e familiare. Se non è marketing efficace questo…

Nell’arco di una vita

Giovanni Lucchi non aveva nulla di ordinario. Come il suo mestiere. Era uno degli archettai più famosi al mondo, fabbricava archetti per strumenti a corda che hanno suonato tra le mani dei più grandi musicisti contemporanei.

Giovann Lucchi RaccontandosiElegante, un po’ sornione, serio e giocoso al tempo stesso, viveva concentrato nel suo laboratorio ma sempre aperto sul mondo, teso a coglierne ogni più piccola vibrazione. Conoscerlo, nell’esatto momento in cui si era deciso a raccontare la sua storia, è stata un’esperienza unica. Il foulard al collo, gli occhi accesi, il ritmo tra le dita, ci ha affidato i suoi trionfi e le sue debolezze, i suoi esperimenti e le sue cadute, il suo metodo e le sue speranze.

Noi lo abbiamo ascoltato, aiutandolo a mettere un po’ – non troppo – d’ordine tra i suoi ricordi. Da quando, bambino, saliva sullo sgabello per affrontare il contrabbasso, molto più alto di lui, a quando ha escogitato un metodo empirico per misurare la trasmissibilità del legno, da quando suonava con gli amici su e giù per la riviera romagnola a quando si è guadagnato la fiducia di Rostropovich, regalandogli un archetto elastico e balzante come la sua intelligenza, come la sua passione.

Il suo racconto si è trasformato in un libro, Nell’arco di una vita, che oggi verrà presentato a Mondomusica, a Cremona.

Per saperne di più, http://www.lucchicremona.com

Un ospedale per amico

Ospedale Buzzi - Fronte - Raccontandosi.itLa dottoressa Ida Salvo, dell’Ospedale Buzzi di Milano, è contagiosa: il suo entusiasmo, il suo sorriso, la sua determinazione hanno dato vita a Il nostro ospedale dei bambini. Ieri, oggi, domani, un libro dedicato ai bambini, ai loro genitori e a tutti coloro che si spendono ogni giorno per offrire loro le cure migliori. Il libro è frutto di un lavoro d’equipe, battezzato da Lina Sotis, ideato da Sandra Belsten, con l’apporto scientifico dei dottori Anna Comi e Massimo Fontana, e l’appassionato contributo di Rosella Crippa e Marco Rota. Raccontandosi, con l’aiuto di Marco Zung, di Segnoruvido, e di Marco Giometti, lo trasforma in un libro magico, a due facce.

Il lato A, Il nostro ospedale dei bambini, ripercorre la storia dell’ospedale a partire dal pensiero e dall’azione illuminati di Raimondo Guaita, il pediatra che, nella seconda metà dell’Ottocento, lo ha fortemente voluto.

Nel lato B, diventa L’ospedale dei busti baffoni, una fiaba divertente che intrattiene i bambini raccontando loro in modo giocoso e fantastico l’origine dell’ospedale e l’atmosfera colorata che vi si respira, grazie ai busti dei suoi fondatori e all’impegno appassionato dell’associazione OBM Onlus.

Il libro è stato regalato al cardinale Angelo Scola, in occasione della sua visita all’ospedale, nel maggio 2012.

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